La “David” di Jago!
- Pianeta Verde
- 6 apr
- Tempo di lettura: 3 min
16 Febbraio 2025

Sono un estimatore di Jago, il suo lavoro è stato in grado di coniugare e connettere memoria e istantaneità della condivisione digitale, tecnica e strategia di comunicazione, ha saputo divenire uno strumento di comunicazione delle arti classiche e figurative, al punto che la prima persona a parlarmi di lui fu un mio studente di Cagliari, di fatto ha il merito storico di avvicinare l’arte contemporanea e la tridimensionalità classica e plastica a intere generazioni dal pensiero bidimensionale recintate dai social network.

Questo non toglie che ogni qualvolta io posti dei suoi lavorii sul mio profilo social, artisti della mia generazione insorgono, di questo me ne dolgo, vuole dire limitarsi nella comprensione e scontrarsi con un’intera generazione che necessita di confronto e orientamento permanente per definirsi e definire le sue possibilità.
La sua visibilità e il suo seguito via social a Napoli è strettamente legato al Rinascimento del Rione Sanità, che tanto turismo d’ultima generazione muove nel suo Museo Laboratorio presso la Chiesa di Sant’Aspreno ai crociferi con il sostegno attivo dei ragazzi del quartiere attraverso la Cooperativa La Paranza.

La sua “David” del 2023 arriva direttamente dallo Jago Museum nell’atrio d’ingresso delle Gallerie d’Italia a Napoli, con la fionda e la pietra (simbolo esoterico e alchemico di Jago), c’è una giovane donna, in esposizione c’è il bozzetto in gesso di un lavoro che Jago sta traducendo in marmo da un blocco di Carrara alto più di quattro metri, insomma dialoga a distanza con Michelangelo.

Bello no?
Un modo da Napoli per dire a Firenze, il Michelangelo contemporaneo l’abbiamo noi, il vostro è passato, peccato che non la pensino così artisti della mia generazione come Fabrizio Petito, al secolo Zio storico writer degli anni novanta Napoletano oggi un factotum dell’arte e dei suoi linguaggi tecnici messi a disposizione dell’industria culturale con tutta la sua competenza e professionalità, sul tema è durissimo:
“Jago è un bravissimo esecutore, lavora come un computer, ma lo trovo kitsch, la sua esecuzione è incriminabile, ma i contenuti artistici quali sono?
Un altro Jorit, un altro iperrealista che cosa da dal punto di vista artistico alla comunità?
L’arte è azzardo, oggi tutti hanno fatto e sanno fare tutto, con le macchine e le intelligenze artificiali è difficile confrontarsi.”

Dello stesso tono l’intervento sul tema di Max Mazzoli, artista d’origini Livornese adottato dalla Sardegna:
“Non discuto sulla tecnica, ma è una cosa veramente banale e kitsch, se gli avesse messo i sette nani attorno avrebbe avuto più senso”.
Anche Marco Rallo, storico artista siciliano, formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, presente con il suo lavoro nella prestigiosa collezione Franzese presso Sciusciante a Ottaviano ha lo stesso tono:
“Ma si può essere così kitsch?
Un’ operazione simile a quelle Disney e Netflix, svuotando di senso personaggi, cambiando sesso o etnia, senza leggerne e capire l’intrinseca natura.
Ha svuotato l’anima del David di Michelangelo, ma prima ancora che di MIchelangelo il David dei Fiorentini! ( il David così come concepito portava con se la storia dei fiorentini, si ergeva a faro come simbolo).
Non si dica che è un simbolo, di un simbolo che già è stato simbolo… in nome del politicamente corretto: ” l’artisto con la marma e martella ha scolpita la Davida”.
Roba da farci rivalutare il fallo di pulcinella!… San Lucio Del Pezzo aiutaci tu!”

Duri, molto duri, chi legge cosa ne pensa?
Antonio D’Antonio, artista napoletano che vive e lavora a Bologna la sintetizza così:
“A tutti i commentatori sfugge un passaggio importante, è l’affermazione dell’Artista sul ruolo che ha la Donna nel Mondo dell’Arte e nella nostra vita tutti i giorni in Europa e nel Mondo!
Possiamo continuare a tenere gli occhi chiusi sulla Street Art al Femminile e sull’Arte al Femminile ma oggi è la realtà.
La scelta di Jago è spiazzante perché si oppone ad uno stereotipo.
Il Mondo Dell’Arte è Cambiato la storia tutta deve essere riscritta.
Bisogna farsene una ragione!”
Domenico Di Caterino è artista contemporaneo, noto per l'approccio eclettico e la sua ricerca stilistica fusione di tradizione e innovazione.
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